Arrivati due orsi all'Aprica VIDEO

Novità importante al Palabione.

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Domenica 4 agosto, dalla Bulgaria, dopo un lungo trasferimento di oltre 24 ore, su un mezzo climatizzato, sono stati portati all’Aprica due esemplari di orso bruno, per essere ospitati presso l’area faunistica, a loro riservata, dell’Osservatorio Eco-Faunistico Alpino.

Due orsi all'Aprica

Si tratta di due esemplari adulti di orsi bruni dei Balcani, rispettivamente di 16 e 15 anni, sequestrati dal Governo bulgaro in quanto tenuti in condizioni non sufficienti a garantire il loro “benessere animale”. Nello specifico, il maschio venne sequestrato alcuni anni fa ad un circo itinerante che lo deteneva fin da cucciolo, mentre la femmina era stata allevata all’interno di un recinto di pochi metri quadrati, in un centro di allevamento di orsi (ora definitivamente chiuso) per essere rilasciato ad uso venatorio, così come si fa in Italia con lepri o fagiani. Tenendo conto che un orso in cattività può vivere anche oltre i 30 anni, si è optato per accogliere due esemplari di “mezza età” per evitare che, come capita spesso, rovinino eccessivamente giocando e scavando, come fanno gli orsi giovani, l’area a loro disposizione rappresentata da circa un ettaro di bosco misto di conifere, con un ampio laghetto, pascolo e due grotte artificiali dove potersi riparare, mangiare e trascorrere in tranquillità l’ibernazione invernale.

Nell'area faunistica

Senza annunciarlo pubblicamente, per non spaventare eccessivamente gli animali, alla presenza del Sindaco di Aprica Dario Corvi, dell’Assessore al turismo Andrea Negri, del Direttore del Parco delle Orobie Valtellinesi Claudio La Ragione e del Direttore dell’Osservatorio Eco-Faunistico Alpino Bernardo Pedroni, gli orsi, una volta giunti all’Aprica, sono stati caricati su un camion 4x4 munito di gru per essere trasferiti in Palabione dove si trova l’area faunistica sotto la costante supervisione di un’équipe di veterinari specializzati che hanno seguito gli orsi fin dalla Bulgaria, dove si erano recati anche precedentemente per le vaccinazioni e i trattamenti sanitari obbligatori. Le ampie casse di trasporto per orsi, una alla volta, con meticolosità e precisione, sono state sollevate e collocate all’ingresso delle rispettive tane per far entrare gli orsi, attirati dal profumo di alcune mele valtellinesi.

Ci vuole tempo

Per un breve periodo gli orsi non potranno essere fatti uscire nell’ampia area a loro disposizione in quanto devono abituarsi alle loro grotte e considerarle un luogo sicuro, di loro proprietà e dove trovare regolarmente frutta, verdura, carne, pesce e anche miele. Il primo orso che verrà fatto uscire dalla tana, sotto la supervisione dei Veterinari, sarà la femmina, la più sensibile, in modo da consentirle di monitorare con tranquillità l’intera ampia area con laghetto a disposizione. Subito dopo sarà la volta del maschio che, di sicuro, con un po’ di prepotenza vorrà padroneggiare. Gli orsi, infatti, già si conoscevano, ma “a distanza”, in quanto tenuti all’interno di due recinti adiacenti comunicanti con un cancello aperto saltuariamente e solo per brevi periodi per far condividere agli orsi lo stesso spazio. I recinti sono stati costruiti dopo il sequestro degli animali in attesa di trovare una sistemazione definitiva, dalla signora Elena Tsingarska della Società bulgara no-profit “Balkani Wildlife Society” in collaborazione, con il signor Koen Cuyten, (Projet Coordinator) dell’Associazione olandese “Bears in Mind”.

Orso Orfeo

L’ultimo esemplare ospitato all’Osservatorio Eco-faunistico Alpino è stato il famoso Orfeo, morto di vecchiaia (30 anni circa) dopo aver trascorso una decina d’anni nell’area faunistica dell’Aprica assieme alla sua amata sorella Prica morta alcuni anni prima.
Ora, per i due orsi ha inizio una nuova vita, lontano dal loro Paese di origine, ma anche lontano dalla crudeltà che spesso l’uomo, anche involontariamente, infligge agli animali.

Collaborazione

L’arrivo dei nuovi orsi all’Aprica è stato certamente possibile grazie a molte persone che direttamente o indirettamente hanno creduto e collaborato gratuitamente a questo progetto come l’Hotel Club Funivia che ha dato la sua disponibilità per ospitare i veterinari e Andrea e Maurizio Micheli che si sono offerti per i trasferimenti degli orsi a 1650 metri di quota dove vi è l’area faunistica. Si ringraziano sua Eccellenza il Prefetto uscente di Sondrio Dott. Mario Scalia e Sua Eccellenza il nuovo Prefetto di Sondrio Dott.ssa Paola Spena che hanno contribuito celermente e significativamente nominando una Commissione specifica per esprimere parere favorevole sull’agibilità dell’area faunistica per orsi dell’Osservatorio di Aprica. Si ringraziano, inoltre, la Commissione scientifica C.I.T.E.S. tutta e il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del Mare. “Dulcis in fundo”, un ringraziamento di cuore va alla Dottoressa Carmen Aiello, fondatrice di Animals Asia Foundation Italy Onlus, Membro di Save Albanian Bears Coalition e Responsabile  Relazioni Esterne dell’Associazione “Salviamo gli Orsi della Luna” che ha seguito personalmente e risolto i molteplici ostacoli incontrati in questa meravigliosa avventura,  che ha coordinato i veterinari e i trasferimenti degli animali e che da anni dedica la maggior parte della sua vita con profondo amore sincero e disinteressato a garantire a molti animali nati sfortunati di trascorrere più dignitosamente la loro esistenza donando loro una “nuova vita” migliore.

Commenti
Cristina

Gli occhi di questi animali la dicono lunga e stringono il cuore....Non credo nella involontarietà della crudeltà umana... Ma finalmente per questi due orsi ora inizia una vita dignitosa e per questo ringrazio tutti coloro i quali hanno permesso che ciò si realizzasse.... Buon proseguimento a tutti!

Lorena

Bellissimo articolo sui due orsi nuovi ospiti all’Aprica Insegna e fa capire quanto sia importante il rispetto della natura, degli animali e la solidarietà tra gli uomini.

Silvio

Bene ogni tanto una notizia buona e serena. Auguro lunga vita alla coppia di orsi, e spero che facciano pure un paio di cuccioli.

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