Idroelettrico: soldi per le concessioni prorogate

La Corte Costituzionale ha riconosciuto la legittimità dei canoni aggiuntivi

Idroelettrico: soldi per le concessioni prorogate
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Arriveranno i soldi per le concessioni prorogate. La Corte Costituzionale ha riconosciuto la legittimità dei canoni aggiuntivi che gli operatori titolari di concessioni idroelettriche scadute devono riconoscere ai territori montani della Regione.

Soldi per le concessioni prorogate: una vittoria

"Si tratta di una vittoria molto importante per la montagna della Lombardia, perché per la seconda volta e con l'auspicio che sia in via definitiva la Corte Costituzionale ci ha dato ragione". Così ha commentato la sentenza Ugo Parolo, sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia con delega alle Politiche per la Montagna e alla Macroregione alpina.

Ieri la sentenza

La sentenza è stata emessa dalla Corte Costituzionale ieri, giovedì 13 luglio. Riguarda il ricorso presentato dal Governo per l'illegittimità della legge regionale n.22 del 5 agosto 2015, che ha disciplinato in Lombardia le modalità alternative di riscossione dei canoni idrici aggiuntivi per le concessioni idroelettriche scadute a partire dal 2010. "Il Governo di Roma - prosegue Parolo - ha impugnato per ben due volte avanti alla Corte Costituzionale la legge regionale che disciplina il canone aggiuntivo per le concessioni idroelettriche scadute. Si tratta di una presa di posizione francamente incomprensibile, perché lesiva delle aspettative dei territori montani, che ospitano le dighe ed i tralicci. Inoltre, quel ricorso tende ad affermare il principio che e' possibile usare un bene pubblico, quale è  l'acqua, con concessioni scadute. E senza riconoscere alcun beneficio alla
collettività. Per la seconda volta la Corte Costituzionale ha invece riconosciuto la legittimita' delle scelte regionali che raccolgono le istanze del territorio".

L'operazione vale 30 milioni di arretrati

La questione è di grande valore. Si tratta di circa 30 milioni di euro di arretrati (una ventina quelli destinati alla nostra provincia) e di 5/6 milioni all'anno per il futuro. "E' prima ancora che dal punto di vista economico - prosegue Parolo - una vittoria che afferma un principio fondamentale, ovvero quello che chi gestisce il bene pubblico dell'acqua deve comunque, con concessioni scadute, rinegoziare il patto col territorio. In questi anni abbiamo avviato un confronto molto positivo con operatori del settore che, nonostante il rilevante contenzioso, ci ha visto dialogare in modo molto franco su questioni che ci accomunano, come quello della sicurezza degli impianti ed il dialogo con i territori che li ospitano. Ci auguriamo che con questa sentenza il percorso possa essere rafforzato, partendo dal riconoscimento della legittimità dei canoni aggiuntivi".

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