Medaglia d’oro a Sondrio per i progetti di welfare

Il nostro è l'unico territorio con tre iniziative di gran successo sostenute su tre edizioni differenti del Bando Welfare di comunità e innovazione

Medaglia d’oro a Sondrio per i progetti di welfare
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Lavoro e promozione giovanile, welfare aziendale, vulnerabilità a cui si aggiungono nuove sperimentazioni dedicate al ripensamento dei servizi rivolti alla salute mentale, alla legalità, all’abitare sociale. Con la IV edizione del Bando Welfare di Comunità e Innovazione Sociale il contributo di Fondazione Cariplo raggiunge quasi 37 milioni di euro. Medaglia d’oro a Sondrio unica provincia con ben tre progetti di welfare già attivi e di successo.

Medaglia d'oro per Sondrio

La provincia di Sondrio vince la medaglia d’oro del welfare: è l’unico territorio con tre iniziative di gran successo sostenute su tre edizioni differenti del Bando Welfare di comunità e innovazione. Una provincia dalle ridotte dimensione geografiche e poco popolata ma particolarmente attenta e sensibile alle fragilità della comunità. Marco Dell’Acqua, membro Commissione Centrale di Beneficenza Fondazione Cariplo e Presidente Fondazione Pro Valtellina Onlus “Un territorio in cui ancora il vicinato ha un valore, in cui le persone si conoscono, si aiutano e si prendono cura insieme del benessere dei più deboli. In pochi anni anche il nostro contesto sociale ha subito profonde e radicali trasformazioni a causa della crisi economica e di un progressivo allontanamento della popolazione più giovane. A fronte di questo sia come Fondazione Cariplo che come Fondazione Pro Valtellina Onlus abbiamo sostenuto ed aiutato progetti di welfare comunitario, come Più Segni Positivi e Sbrighes, iniziative già ricche di storie di successo, idee semplici ma con molta presa sul territorio. Credo che il nostro merito sia stato riconoscere i piccoli cambiamenti che rivoluzionano il nostro welfare locale. Sono sperimentazioni che attivano risposte più efficaci, efficienti ed eque, rafforzando la dimensione comunitaria, coinvolgendo la società e i cittadini in processi partecipati e rendendo così maggiormente incisiva, stabile e sostenibile l’innovazione prodotta. Sondrio è un territorio generoso, operoso e capace di unire le forze per il bene comune”.

+++ Segni Positivi

+++ Segni Positivi, Trasformare i singoli cittadini in segni viventi di positività, anche in un momento difficile, è questo l’obiettivo di +++ Segni Positivi, il progetto lanciato nel territorio di Sondrio per raggiungere i cittadini che per ragioni impreviste (perdita del lavoro, malattia, separazione, invalidità) si trovano temporaneamente in difficoltà. Alla base, un concetto di do-ut-des che vede i beneficiari dei servizi come i primi portatori di cambiamento: saranno proprio loro a restituire in termini di tempo o prestazioni d’opera, l’aiuto ricevuto, così da passare da una visione assistenzialistica dei servizi di welfare a una prospettiva di cocostruzione dei “sistemi di sostegno.” Focus del progetto sono tre attività del tutto nuove nel sistema di welfare locale:

a) un minimarket sociale sostenuto dal volontariato e dalle imprese del territorio e integrato con i servizi sociali, nel quale i beneficiari potranno fare la spesa gratuitamente e beneficiare di una serie di servizi accessori a fronte dell’impegno in un’attività utile per tutta la collettività,

b) un percorso di reinserimento lavorativo rivolto a persone tra i quaranta e i sessant’anni, concentrato su attività di recupero e riqualificazione del territorio;

c) un progetto diffuso, per coinvolgere attivamente la comunità nel cambiamento e per raggiungere concretamente anche i più piccoli comuni

All’Emporium di Sondrio (aperto dal consorzio Solco Sondrio), un supermarket solidale dove i beneficiari possono fare la spesa gratuitamente scegliendo i prodotti che più servono alla propria famiglia, è arrivato quest’anno lo “scaffale relazionale”, dedicato a tutte le famiglie con minori a carico che, a causa di una serie di contingenze, hanno difficoltà a garantire ai figli l’accesso alle stesse opportunità dei propri coetanei. “Non ci confrontiamo con persone che provengono da situazioni di povertà estrema, ma da un momento di difficoltà transitoria, nel quale è difficile anche esternare la propria vulnerabilità. In generale quando una famiglia si trova di fronte a un periodo di difficoltà economiche, taglia le spese non indispensabili. Che spesso purtroppo comprendono anche lo sport e le attività extrascolastiche dei figli” spiega Valentina Bertola, responsabile del progetto, “Per questo che all’interno del market solidale è nato lo scaffale relazionale che offre proposte che possano incontrare i bisogni delle famiglie con figli minori a carico, come corsi sportivi e musicali, servizi legati all’istruzione (aiuto compiti e doposcuola), campi estivi, baby sitting, consulenze psicologiche, fornitura di occhiali e dentista”. Lo Scaffale Relazionale è un vero e proprio ‘espositore’ allestito all’interno di Emporion, dove ciascun servizio è presentato con un packaging, all’interno del quale trovare tutte le informazioni utili: dal tipo di offerta, ai contatti del fornitore. “Le famiglie possono usufruire del servizio per sette mesi al massimo, sembra poco, ma per un bambino che deve rinunciare al suo sport preferito può essere molto. A tutti i beneficiari, viene chiesto un contributo simbolico per l’accesso ai servizi, aiuta ad attribuire un valore alle cose e a ricordare alle persone che questo è solo un momento passeggero. Inoltre incoraggiamo chi vuole ad attivarsi con attività di volontariato. È un modo per restituire alla comunità il sostegno che si riceve con l’Emporion.”. Tassello chiave dell’equazione che fa funzionare questo sistema, le realtà partner. “Per lo Scaffale Relazionale abbiamo stretto partnership con soggetti molto vari, da scuole di musica, a polisportive, fino a negozi di ottica; alcuni servizi vengono donati interamente, altri con prezzi calmierati, il contributo dei privati all’Emporion rimane comunque fondamentale. Così come fondamentale è il ruolo giocato dai volontari che si alternano nella struttura: 25 persone tra i 30 e i 70 anni”.

Sbrighes

Sbrighes! Come contrastare l’invecchiamento e il declino di un territorio isolato? Come arrestare il disinvestimento e il graduale abbandono, fisico e relazionale, delle persone verso il territorio? La soluzione arriva da Sbrighes!, il progetto sviluppato nell’ambito di Tirano, che punta a trasformare 12 comuni di questa zona montana in un posto vivo, attivo dove poter costruire il proprio futuro e quello degli altri, un polo di attrazione per i giovani e le famiglie under 35, stimolando le opportunità per l’autoimprenditorialità e favorendo la conciliazione lavoro-famiglia. Tra le iniziative per il rilancio dell’economia territoriale è prevista l’apertura di un incubatore per idee giovanili e di uno spazio di coworking. Sbrighes! prevede inoltre l’avvio di due laboratori, uno legato alla coprogettazione di nuovi servizi e l’altro dedicato alla sperimentazione e prototipazione digitale di produzioni e processi artigianali innovativi, grazie anche al coinvolgimento di aziende locali e operai in pensione. È proprio l’attivazione delle risorse già presenti sul territorio l’altro aspetto fondamentale del progetto. Sbrighes! punta infatti a trasformare spazi inutilizzati in luoghi in cui ritrovarsi e trovare soluzioni comuni ai bisogni diffusi, incoraggiando le famiglie ad assumere soluzioni condivise e formando i giovani della zona per ricoprire figure che possano aiutare la comunità nei bisogni di cura.

Sbrighes! è un progetto di welfare comunitario nel territorio di Tirano, una zona montana sempre più spopolata, che sperimenta il disinvestimento e il graduale abbandono, fisico e relazionale, delle persone verso il territorio. Sbrighes! (che coinvolge diversi attori come la cooperativa sociale Ippogrifo, la Comunità Montana Valtellina di Tirano, l’Ufficio di Piano di Tirano, il Comune di Tirano, le Cooperative sociali Ardesia, Intrecci, San Michele e la Fondazione della Comunità di Sondrio) punta a trasformare 12 comuni di questa area in un posto vivo dove poter costruire un futuro e in un polo di attrazione per i giovani e le famiglie under 35. Come? Stimolando le opportunità per l’autoimprenditorialità e favorendo la conciliazione lavoro-famiglia. Per aiutarle nella fase di costruzione e di sviluppo dei progetti, Sbrighes! ha affiancato un Local Coach: “è una figura che non esiste, ce la siamo inventati noi” spiega Maria Teresa D’Avanzo psicoterapeuta di 37 anni e local coach dello staff famiglia “veniamo da percorsi diversi, siamo assistenti sociali, educatori, psicologi, possiamo definirci “facilitatori di processi”, lavoriamo sui legami che già esistono, cercando di arricchirli e crearne di nuovi. In una prima fase, abbiamo capito che era necessario individuare le famiglie e metterle in connessione, facendoci aiutare dai leader di territorio, cioè insegnanti presidi, assessori, parroci. E’ stato importante agire sul tema della fiducia, dalle nostre parti i genitori non sono molto abituati ad affidare i figli alle baby sitter, spesso sono i nonni a prendersene cura quando loro lavorano. Devo dire che abbiamo incontrato forme di creatività bellissime da parte delle famiglie. Nel progetto «Alla scoperta delle professioni» 6 famiglie del Comune di Grosio durante l’estate hanno assunto l’unica mamma casalinga fra di loro come baby sitter e organizzato una serie di attività e laboratori che, oltre a garantire la conciliazione cura-lavoro, hanno consentito ai bambini di conoscere e apprezzare il loro territorio. Tanti artigiani hanno aderito con entusiasmo diventando sedi itineranti dell’attività estive”. Quest’estate è stato attivato il progetto “Tra tradizione e apertura… un ragazzo alla pari per la comunità”. E' stato ideato da un gruppo di quattro mamme di Grosotto (piccolo paese montano) che hanno pensato a un’offerta rivolta ai pre-adolescenti del territorio (fascia età 11-14). Le mamme si sono fatte carico di un’organizzazione complessa: hanno contattato un’agenzia per la scelta del giovane ragazzo alla pari inglese, hanno identificato un appartamento in cui alloggiarlo, immaginato un calendario condiviso per offrirgli i pasti a turno a casa propria e costruito un impianto per fornire un’esperienza accattivante per i ragazzi della medie del territorio, che coinvolgesse più ampiamente anche la comunità (Oratorio, protezione civile, Amministrazione comunale, ProLoco, Gruppo Alpini etc.). L’intenzione è quella di promuovere un’esperienza di apertura culturale e linguistica inusuale per un piccolo paese montano. James, il ragazzo alla pari che soggiornerà a Grosotto per tutto il mese di luglio, ha 23 anni e viene da Newcastle. Sarà operativo tutti i giorni dalle 10:00 alle 15:00, dal lunedì al venerdì, per conversazioni in lingua, compiti e tempo libero. Un’iniziativa che consente a un ampio gruppo di famiglie (quindi aldilà del gruppo di progettazione) di poter beneficiare di un’immersione in vivo nella lingua inglese ovviando i costi, non per tutti abbordabili, di soggiorni esteri. Inoltre, anche lo stesso ragazzo alla pari potrà vivere a sua volta un’esperienza di immersione nella realtà del territorio. Ad esempio, potrà beneficiare a sua volta di alcune ore di lezioni di italiano, nonché partecipare a una serie di attività di rigenerazione di spazi pubblici in uso ai ragazzi (parco giochi), serate a tema aperte a tutta la comunità, tornei e cena comunitaria finale di saluto e inaugurazione del parco giochi. Oltre alla parte organizzativa, le mamme garantiranno l’apertura dell’oratorio per due sere la settimana durante la mensilità di giugno, con l’intento di offrire giochi e serate a tema specifiche per la costruzione del gruppo che lavorerà con il ragazzo alla pari. “E’ stata un’esperienza bellissima” racconta Marusca Rodolfi, la mamma casalinga che è stata assunta come babysitter del gruppo: “mi sono sempre occupata dei bambini in oratorio ma non avevo mai ideato e gestito un percorso con un calendario e attività strutturate. Gli artigiani e i commercianti della zona sono stati davvero preziosi: i bambini hanno seminato piantine con la fiorista, realizzato un portachiavi dal pellettaio, partecipato al laboratorio di hamburger con la macellaia, imparato a fare la toeletta al cane nel negozio di animali e a incidere il loro nome dal lattoniere. Con noi c’era Serena, una bambina con la sindrome di Down. Il gruppo ha capito come rapportarsi a lei e lei a loro con spontaneità. Qualche volta si è unito Alì, che è un bambino della Costa D’Avorio che da poco abita a Grosio con i suoi genitori. Non faceva parte del gruppo ma ci incontrava in giro e voleva seguirci perché vedeva che ci stavamo divertendo tantissimo”.

#comunitàchediventafamiglia

Cooperativa Sociale Grandangolo Sondrio Valtellina. Morbegno#comunitàchediventafamiglia, progetto appena finanziato, si svilupperà sul territorio di Morbegno con l’obiettivo di trasformare l’approccio dell’intera comunità rispetto al tema della vulnerabilità delle famiglie, facilitando una maggiore emersione del fenomeno. Attraverso la costituzione di alcuni punti Ri-Trovo famiglie il progetto sosterrà le famiglie in situazioni di vulnerabilità andando ad agire sulle risorse delle famiglie stesse e riqualificando i servizi per sviluppare una migliore capacità di risposta.

 

LEGGI QUI IL COMUNICATO COMPLETO welfare_sondrio

 

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