Referendum, a bocce ferme l'analisi del Pd

"La richiesta di maggiore autonomia è cosa seria e non va buttata in caciara ai soli fini elettorali"

Referendum, a bocce ferme l'analisi del Pd
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A pochi giorni dal referendum arriva l'analisi del Pd. Una valutazione a bocce ferme del segretario provinciale Giovanni Curti.

L'analisi del Pd

"A distanza di qualche giorno è opportuno fare il punto sul tema referendario della maggiore autonomia richiesta da Lombardia e Veneto. Occore farlo in modo serio ed evitando le dichiarazioni da tifo calcistico fatte a caldo dai rispettivi fronti. Spesso per marcare il territorio in vista delle prossime elezioni. Il tema è troppo importante per essere strumentalizzato. O peggio distorto attribuendo significati più ampi rispetto agli stessi contenuti dei quesiti referendari", esordisce Curti.

"Referendum non necessario e costoso"

E aggiunge: "Il referendum, non necessario e anche costoso, ha avuto una buona partecipazione. Molto alta in Veneto e meno in Lombardia. E ha confermato la richiesta di maggiore autonomia dei cittadini interessati. Richiesta legittima di una parte del Paese che produce, rispetta gli impegni e pretende di potersi gestire al meglio. C'è anche un segnale preoccupante non tanto sotterraneo di una crisi che morde anche al Nord. Che suscita segnali di ribellione verso il centro, verso l'imposizione fiscale sentita come oppressione. Una voce che va ascoltata: più equità è necessaria, ma sarebbe pericoloso lisciare il pelo a tendenze separatiste. Da soli non si va da nessuna parte".

"Più competenze, non statuti speciali"

Il segretario del Pd continua: "Adesso finalmente la Lombardia ha deciso di aprire la trattativa con il governo per l'attribuzione di maggiori competenze e deleghe. Un percorso che va seguito e aiutato. Sia i rappresentanti del Partito Democratico in regione che il Sindaco di Bergamo Gori sono in prima linea per supportare il percorso legittimo, onesto e trasparente. Da sottolineare la misura e la competenza del presidente del Consiglio aperto alla trattativa, che ha riportato tutti con i piedi per terra su una discussione seria. Apertura quindi nel rispetto della Costituzione, si parla di funzioni e competenze aggiuntive non di nuovi statuti speciali. Si parla di come far funzionare meglio i territori premiando le virtuosità non di mettere in discussione l'unità del Paese. Non abbiamo bisogno di ulteriori lacerazioni sociali ma di ricostruire un tessuto compromesso dalla crisi".

"Percorso lungo, senza condivisione rischia di fermarsi sul nascere"

"Trattandosi di trattativa è necessario parlare con il Governo e raggiungere un'intesa che poi dovrà essere recepita dal parlamento. Un percorso lungo che o sarà condiviso oppure rischierà di interrompersi sul nascere. Se tutto andrà bene la Lombardia avrà piu' materie da gestire ed i relativi fondi, fondi che non spenderà lo stato centrale in un bilancio positivo per tutti. Bisogna essere però chiari con i cittadini: questo non riguarda la materia fiscale e il famoso residuo dei 50 miliardi fantasticato da Maroni. Buttare la palla in avanti nel tentativo di far saltare il banco ai fini elettorali può essere molto pericoloso".

La questione fiscale

Curti conclude: "Una questione fiscale che a mio giudizio va affrontata in altre sedi. Assieme ad una questione ancora più importante: bisogna lavorare per contrastare gli sprechi e lo sperpero delle amministrazioni che non mantengono gli impegni. Contrastare una classe dirigente che in tante Regioni non virtuose fa danno allo stato e ai territori. Chi non è in grado di governare e non rispetta i vincoli va commissariato non premiato. E' il solo modo per recuperare credibilità e dare una spinta morale e di fiducia che serve al Paese".

 

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